Provare a cambiare

Sei giorni alle elezioni, sei giorni di tempo per provare a dare una speranza a questa città, sei giorni per scuotere gli indecisi, sei giorni per convincere i perplessi, sei giorni per sconfiggere un profondo e pericoloso sentimento di “antipolitica” che attanaglia l’Italia, sei giorni per riaffermare con forza il nostro diritto-dovere di andare alle urne e scegliere chi ci amministrerà per i prossimi cinque anni.

Genova ha una grande occasione (la solita frase), ma tutto lascia pensare (e temere) che ancora una volta se la lascerà sfuggire. Quali possano essere gli argomenti che inducono gli elettori a votare sempre ancora per le Sinistre, che governano Genova da più di vent’anni, è un mistero… O forse no…

La città ha perso oltre 200.000 abitanti in trent’anni e questo è un dato negativo e mi spiace cominciare sollevando un argomento che non convinceva affatto il compianto consigliere Delpino (che quindi non potrà controbattere, e me ne dispiaccio), ma è così! Genova perde lavoro, perde aziende, è la città più “anziana” d’Italia, è quella con meno nascite, con più aborti, con più divorzi, con un’Università “anonima”, senza eccellenze scolastiche, con due squadre di calcio – ahinoi – di seconda fascia, con tantissimi giovani che “emigrano” in cerca di fortuna, con pochissimi “immigrati” che si fermano (transitano solo), perché la città offre poco anche a loro… Il quadro è desolante, eppure pare che nessuno voglia cambiare, che tutto possa continuare così.

Dalle forze politiche che orbitano nel confuso e variegato (o forse confuso perché variegato) panorama della Sinistra si leva un continuo coro di no, che non sembra dare speranza per un futuro migliore: no alla Gronda, no al Terzo valico, no al Nuovo Galliera, no al Sesto Bacino, no all’Impianto di smaltimento dei rifiuti, no alla Busvia… No, sempre no! Abbiamo invece bisogno di tanti Sì. Magari condizionati e ben ponderati, ma il rilancio non può che cominciare “gettando il cuore oltre l’ostacolo”, cancellando ritrosie e paure, facendo (e per un Genovese è pratica assai dura e poco ricorrente) “il passo più lungo della gamba”! Bisogna rischiare, scommettere, avere ardore e ardimento, coraggio e temerarietà, fiducia e pazzia!

Ora, tutto questo non mi pare sia possibile attenderselo scegliendo Doria. E non perché ce l’abbia con lui, non lo conosco nemmeno, ma perché la sua affermazione alle elezioni riproporrebbe alla città una situazione che già conosciamo e che non può averci soddisfatto. L’alternanza è uno dei principi cardine delle migliori democrazie occidentali, uno dei valori fondanti, uno degli aspetti capaci di garantire la competizione (e quindi – di solito – anche la crescita). Anche cambiare, dopo tanto tempo, è una scelta che denota coraggio e Genova, oggi, ha bisogno di tanto coraggio!

30 Aprile 2012 by: Commenta -
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