Il liceo senza latino non è un Liceo

Leggo, con un po’ di scetticismo, l’articolo pubblicato oggi su il Secolo XIX intitolato: “Don Bosco, il liceo sportivo boccia latino e arte”. Che tristezza! Un liceo senza il latino? Che senso ha? Un latino senza la storia dell’arte? In Italia? Che senso ha? In verità la dicitura stessa è un contro-senso: il latino è il liceo e non è data la possibilità che esista un liceo laddove non si insegni (possibilmente con serietà) il latino. Dategli un altro nome, ma evitate di farvi ridere dietro.

Un anno di esperienza nella sezione “sportiva (nel senso deteriore del termine)” del Liceo Scientifico King mi è basata per convincermi di quello che già sapevo: non serve a nulla, non insegna nulla, è una mera operazione di marketing cui la scuola si sta troppo velocemente abituando, alla faccia di quelli che ce l’avevano con il modello di scuola – azienda che sembrava , a loro dire, propugnare la riforma Moratti.

Dietro a questi esperimenti non vi è alcuna vision, non si intravede nessun ragionamento di natura pedagogica, ma emerge lampante il semplice desiderio di offrire agli studenti una scuola dai toni edulcorati, poco impegnativa, banalmente attraente. Dico questo con cognizione di causa, perché ragionamenti analoghi si stanno facendo anche nel liceo in cui lavoro e non ho ancora sentito nessuno argomentare sulla base di convinzioni metodologiche e pedagogiche. In buona parte so che non le condividerei dal momento che la mia impostazione è quantomeno un po’ all’antica, datata, ma tanto non le sento, quindi non è il caso che me ne preoccupi.

“I ragazzi vogliono meno latino”: va bene! “Vogliono meno matematica”: va bene! “Vogliono il sabato libero dalla scuola”: va bene! “Vogliono meno compiti a casa”: va bene! Perché?  Mica perché si crede veramente che sia giusto, ma semplicemente perché è necessario aumentare il numero degli iscritti per non perdere posti di lavoro, non subire accorpamenti, avere più fondi… È così che si vuole migliorarela Scuola?

Insegno latino e greco con grande passione e altrettanta severità. Son un insegnate esigente, a volte “cattivo”, ma credo fermamente in quello che faccio e ottengo, dal punto di vista del profitto e dell’adesione ai miei metodi, risposte esaltanti da parte dei miei alunni e delle loro famiglie. Tra i miei studenti migliori ho spesso avuto anche degli sportivi, alcuni attualmente ai vertici delle loro discipline in campo mondiale, e sono d’accordo con l’assessore Rossi quando afferma che «… praticare attività sportive migliora la concentrazione e le facoltà cognitive…»: un’ottima ragione per non sottrarre questi ragazzi allo studio di una materia così formativa quale è il latino e una così importante per lo sviluppo interiore della persona quale è la storia dell’arte.

Semplificare le cose ai ragazzi non è il loro bene. La scuola deve continuare ad essere palestra e deve essere palestra di un mondo sempre più competitivo e spietato. Bisogna aiutarli, sostenerli, far comprendere loro che i risultati si ottengono attraverso lo sforzo, la fatica, la dedizione e che tutto questo è bello!

Se veramente si vuole premiare il merito questa è la strada che l’Italia deve prendere già a partire dalla scuola.

31 Ottobre 2013 by: Commenta -
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