Per don Paolo, vilipeso da Viani

(3 febbraio 2022)

E’ morto don Paolo Romeo, abate di Santo Stefano, 51 anni. Questa, di per sé, è già una pessima notizia, specie per una Chiesa sempre più catacombale, ma per le persone che gli volevano bene, c’è di peggio. L’articolo uscito il 2 febbraio su il Secolo XIX a firma Bruno Viani getta fango ingiusto sulla specchiata moralità e sulla cristallina coerenza di un prete dalle doti umane indubbie e ben diverso da come è stato ingiustamente ritratto.

Dei morti, se non altro perché non hanno la possibilità di rispondere, per prassi e buona educazione se ne parla bene, o non se ne parla affatto (de mortuis nihil nisi bonum): a spargere ai quattro venti menzogne offensive e livorose sentenze basate sul nulla si fa solo brutta figura: se si trattava di un’esercitazione giornalistica Viani è promosso a pieni voti. Cattivo, fazioso, irrispettoso… Tutto contro chi non può più difendersi. Complimenti! Un condensato di tutto quello che in un articolo di giornale dovrebbe non esserci.

D’altra parte che il quotidiano genovese preferisca preti come don Gallo (cui il nostro ha dedicato più libri) e don Farinella è risaputo, infatti, non manca di sottolineare come la reggenza della parrocchia sia stata affidata a don Massimiliano Moretti, che sta agli antipodi di don Paolo.

Detto questo, se la vita di una persona è ridotta alla sua posizione pro vaccino o meno, stiamo freschi: è, invece, quello che accade nell’articolo: partendo da un dato sul quale è facile trovare sponda nella maggioranza si costruisce un’immagine di don Paolo per nulla rispondente a quello che egli è stato e si dimostra, citando male e a sproposito frasi e documenti, di aver capito poco della profondità della posizione che egli aveva assunto. E per la quale, coerentemente, ha “scelto” di morire.

La questione c’entra assai poco con i no-vax e con i vaccini anti Covid, ma è assai più alta e affonda sin nelle radici del problema della ricerca scientifica e della possibilità di compiere esperimenti e studi partendo dall’utilizzo delle cellule derivate da embrioni abortiti. Un macigno che pesa sulla coscienza della Chiesa (che si preoccupa di chiedere scusa agli Indios) e che apre un problema di carattere etico e morale gigantesco. La Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 2020, riconosceva l’importanza delle obiezioni avanzate da diverse parti del mondo cattolico ammettendo che “avevano un senso e la questione non doveva essere sottovalutata”.

Don Paolo, quindi, viene – sbagliando – presentato come vicino agli “ambienti ristretti di origine lefebvriana”, come “ultraconservatore” e “al limite dell’ortodossia”. Nulla di più falso: chi qualche volta è stato alle sue Messe (non mi pare di aver mai incontrato il “vaticansita” de il Secolo) sa bene che dalla sua bocca non è mai uscita una sola parola che attaccasse le gerarchie ecclesiastiche cui doveva obbedienza, né, men che meno, il Papa per il quale spesso invitava i fedeli a pregare. Il suo più grande desiderio era senza ombra di dubbio quello di rimanere nell’ortodossia cattolica, apostolica, romana, come, infatti, è avvenuto. Altri sono quelli che minano alle fondamenta l’unità della Chiesa cattolica.

Il nostro provetto esegeta arriva addirittura ad affermare, sicuramente in scienza e coscienza, che “la scelta di don Paolo Romeo non era solo personale e, nelle sue intenzioni (sic!), etica: era un ulteriore segnale di affermazione di dissenso”: vergognati!

Insomma, l’articolo è confezionato in maniera tale che don Paolo non sia condannato solo per le sue posizioni di no-vax (false, come appena detto) quanto piuttosto per tutto il suo ministero, per essere un inguaribile conservatore, riottoso nei confronti delle gerarchie, sprezzante delle regole, vanitoso e autoreferenziale. Che poi, voglio dire, fosse anche stato solo un prete no-vax, è il caso di scrivere un articolo del genere? È questo il rispetto che si deve a una persona morta dopo oltre un mese di sofferenze? È questa deontologia professionale? Questa è spazzatura come quella che gli “antifa” scrivono sui muri imbrattandoli, e non dovrebbe trovare spazio nel principale quotidiano cittadino!

Allora, caro Viani, facciamo un po’ di chiarezza: quando riporti i documenti della Congregazione, che afferma che “il dovere morale non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave”, potresti anche ricordare che nel solo 2020 sono morti per aborto oltre 42 milioni di bambini (così si chiamano!) e che questo non è “un pericolo”, ma “un fatto”. Per giunta che si ripete da molti anni e che non sembra destinato a diminuire, come invece ci si augura che accada con il Covid. Non ci si lava la coscienza riparandosi dietro a formulette assolutorie del tipo “la cooperazione al male dell’aborto procurato, da cui provengono le medesime linee cellulari, da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano, è remota”: che cazzo vuol dire? In questo modo nessuno è mai responsabile di nulla e contemporaneamente di tutto in quota-parte, piccola o grande che sia!

Quando l’articolo afferma che “mentre i sacerdoti e i parrocchiani pregavano per don Paolo, pochi conoscevano la sua posizione no-vax” riesci – senza nemmeno capirlo – ad affermare il vero e il falso nello stesso momento. I parrocchiani pregavano e ignoravano la sua posizione no-vax solo così come tu l’hai raccontata.

Il pensiero, la scienza, la Fede di don Paolo andavano molto più in alto: squarciano il velo del Tempio del finto perbenismo di tutti quelli che – per aver salva la propria – sono disposti a sacrificare la vita di altri innocenti. Il problema etico morale sollevato da don Paolo è grosso come una casa e mette in discussione tutto, anche il modo che la Chiesa ha di “flirtare” con i poteri forti. Mina alle radici la credibilità della Chiesa, sempre più prona ai voleri del secolo e sempre meno disposta a rivendicare con forza le sue Verità.

Ciao don Paolo, spero tu abbia potuto gustare a Natale con i tuoi genitori il caviale che ti avevo portato. Immagino che il Secolo lassù non arrivi; tranquillo, non ti sei perso niente: In Padisum deducant te Angeli; in tuo adventu suscipiant te Martyres, et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem. Chorus Angelorum te suscipiat, et cum Lazaro quondam paupere, aeternam habeas requiem.

3 Febbraio 2022 by: Commenta -
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