Sirotti, “maestro del colore e della luce”.

Uscito su il Giornale del Piemonte e della Liguria

(18 giugno 2020)

Sirotti, “maestro del colore e della luce” a Villa Croce: un doveroso tributo e un eccezionale volano.

La mostra “Sirotti e i maestri” ormai ai nastri di partenza a Villa Croce è una grande occasione di rilancio per il sito e un doveroso riconoscimento a uno degli artisti genovesi più influenti della seconda metà del Novecento (fu anche docente e a lungo presidente dell’Accademia). Un’occasione per Villa Croce il cui nuovo corso continua a non decollare e che è stata anch’essa a lungo penalizzata dall’epidemia da Covid-19, un “ritorno a casa” per Raimondo Sirotti (1934-2017), “maestro del colore e della luce”, diverse opere del quale fanno appunto parte della collezione permanente del Museo.
La curatela di Anna Orlando, reduce dal meritato successo della recente, straordinaria, mostra dedicata a Bernardo Strozzi, un altro che con i colori ci sapeva fare, è già una garanzia e proprio il dialogo serrato che nelle sale della Villa viene instaurato tra le opere dei maestri “antichi” e quella di Sirotti, giustifica la sua presenza. Anna Orlando, infatti, è una specialista della pittura genovese barocca, ma c’era bisogno di qualcuno che sapesse intuire la sottile linea di ispirazione che unisce autori del calibro di Valerio Castello, Anton Maria Vassallo e Giovanni Battista Castiglione al loro più recente epigono. Fu lo stesso Sirotti, infatti, in un’intervista ad affermare, in relazione ai pittori del Seicento: “Ho studiato i quadri e capito come gli artisti muovevano il pennello, asciugavano il colore, quando ripassavano sopra anche se era umido. Li ho sempre ammirati molto”.
La speranza è che l’operazione, di sicura rilevanza per quanto attiene al suo valore artistico, sia anche premiata dal pubblico: Villa Croce ne ha bisogno e la scelta di questa mostra può dare un contributo importante. L’arte contemporanea, si sa, non è affatto facile da comprendere e da metabolizzare; ha un pubblico ridotto di esperti e di pionieri; di “visionari” proiettati sempre un passo avanti rispetto al tempo in cui vivono. La gente comune, me per primo, fa fatica ad apprezzarla: la trova spesso cervellotica ed esagerata, incomprensibile e sensazionalistica, sciatta e volgare. Di fronte a un’opera, il più delle volte, si rimane spiazzati e non si capisce quale sia stato l’intento dell’artista: è un linguaggio altro, rivolto a tutti, ma non da tutti decodificabile, soprattutto da chi ha troppa considerazione di sé e poca predisposizione all’ascolto e all’apertura verso l’altro. Quasi sempre si ha la presunzione di essere invece assolutamente in grado di comprendere un dipinto del Rinascimento, come se anche quello non fosse zeppo di rimandi e di significati che solo gli occhi di un esperto sono in grado di cogliere.
È probabilmente questo il motivo per cui il Museo di Arte contemporanea di Villa Croce, uno dei più ricchi e interessanti d’Italia, che gode anche del privilegio di una posizione incantevole, continua a non essere premiato dal grande pubblico e soffrire. Con Sirotti questo potrebbe non accadere: l’abilità nell’uso del colore e il solido ancoraggio alla lezione dei maestri (non solo quelli del Seicento) rende la sua opera, tutto sommato, più facilmente fruibile anche ai non cultori dell’arte contemporanea. Se, poi, al centro della ricerca del maestro di Bogliasco c’è sempre stata la natura, la scelta di Villa Croce non sarebbe potuta essere più azzeccata: alle fantasmagorie del pittore, alla sua esplosiva miscela di colori, che sempre “prendono avvio proprio dal dato naturale”, farà da cornice in una sorta di continuum il parco della Villa, uno dei più belli della nostra città negli ultimi tempi tornato vicino ai livelli dei suoi anni di massimo splendore.
Una Villa stupenda, circondata da un parco ombreggiato e discreto ma nel contempo aperto sugli sconfinati spazi marini (e pazienza per l’orribile tetto del padiglione Nouvel sul quale non si fermano nemmeno i gabbiani), un grande artista genovese protagonista di un tipo di pittura accessibile anche ai non addetti ai lavori: tutto questo è la giusta miscela che potrebbe – finalmente – segnare la definitiva “rinascita” del Museo. Gli sforzi dell’Amministrazione Comunale, che si è decisa in ultimo a fare da sola dopo le recenti note vicende, meritano di essere premiati. Dopo più di un anno di quasi assoluto silenzio e anonimato torna a Villa Croce un grande evento culturale cittadino (perché di questo realmente si tratta) ed è già un successo… E non vi è alcuna ironia o vena canzonatoria nelle mie parole!
Detto questo, presto o tardi, bisognerebbe, invece, sbrogliare la matassa della sua gestione una volta per tutte. Genova ha in mano una ricchezza inestimabile che deve essere maggiormente valorizzata: il ripristino dei giochi d’acqua e del roseto, l’apertura di almeno un punto ristoro, un’area attrezzata per il pic nic, dei servizi igienici dignitosi, un collegamento tramite ascensore con l’area sottostante della fiera, una stazione di bici condivise, una fermata del trenino turistico che parte dal Porto Antico sono le primissime cose che vengono alla mente e che bisognerebbe fare. Soldi, sponsor e progettualità: non è facile, ma vedere uno spazio del genere funzionare al 50% delle sue possibilità fa sempre male.
Dal 19 giugno al 13 settembre, giovedì e venerdì 14-18, sabato e domenica 10-18; ingresso 5 euro.

18 Giugno 2020 by: Commenta -
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