Il coraggio di dire no!

(7 marzo 2023)

È un vero peccato che il voto contrario della settimana scorsa sul regolamento europeo che avrebbe vietato l’immatricolazione di veicoli a motore termico, benzina e diesel a partire dal 2035 sia stato motivato solo con ragioni strettamente economiche e legate a problematiche, reali, del mondo del lavoro. Sarebbe, invece, stata l’occasione per “squarciare il velo di Maya”e per, schopenauerianamente, superare la “realtà” illusoria degli ambientalisti d’accatto e approdare finalmente al vero.

L’uomo ha incidenza pressoché nulla sul riscaldamento globale (sempre ammesso che vi sia un surriscaldamento), la CO2 non fa male, anzi, il nostro pianeta ha attraversato fasi più calde di questa, che sempre hanno portato più benefici che danni, e molto altro ancora che media mainstream e prezzolati nascondono bellamente e a cui tutti credono.

Tutto questo, comunque, è avvenuto mentre il solito cespuglio di studenti scioperati celebrava il suo nonsoqualesimo “Friday for future”, imbrattando muri, lordando piazze e inquinando, sì proprio loro, le fontane di diverse città… Naturalmente, saltando un giorno di scuola e con il benestare o il tacito invito a farlo di molti docenti, quelli che “fuori la politica dalle scuole”!

Le motivazioni economiche e di politiche del lavoro che hanno spinto l’Italia (non sola, finalmente) a votare contro facendo “saltare il banco (quando si vuole in Europa un po’ di peso lo si può anche avere)” sono tragicamente reali e incombenti, ma la partita – lo sappiamo bene – è assai più importante e si gioca sul campo della geopolitica. Un plauso ancora maggiore va al Governo se, usando della “dissimulazione onesta”’ è riuscito a ottenere quanto altrimenti non sarebbe stato possibile. Eppure, non si può continuare a raccontare questa stupida favoletta ecologica e portare avanti acriticamente le bizzarrie dell’Agenda 2030, imposte anche a scuola: fantasiose visioni apocalittiche che con la scienza hanno poco a che vedere… Ne riparleremo tra sei anni, quando saremo ancora tutti qui e del tutto indipendentemente dalle politiche ecocomuniste che si metteranno in campo, anzi, nonostante quelle.

Per l’accentramento delle “terre rare” nelle mani della Cina o di Paesi a essa collegati, il ricorso eccessivo all’elettrico è sbagliato e pericoloso. Per altro, detto per inciso, la lavorazione delle terre rare è assai inquinante e molto nociva dal punto di vista ambientale: consuma acqua e suolo in dosi assai massicce. Gas e petrolio, ancora oggi nascosti nel sottosuolo in quantità eccezionali (leggere Alex Epstein, “In difesa dei combustibili fossili”) sono presenti un po’ su tutto il pianeta, anche se in quantità disomogenee, le terre rare no! Si sta, dunque, creando (e quel che è peggio è che lo si sa benissimo) un monopolio a tutto vantaggio della Cina, un Paese cui non affiderei nemmeno il mio gatto. È successo anche con i combustibili fossili, è vero, ma in misura minore.

La speranza è, invece, che sulla scelta del Governo abbia influito in qualche misura anche la lettera che molti scienziati e studiosi hanno inviato a Meloni. Tra questi Giaccio, Miccadei, Battaglia, Prodi; tutti uniti nel sottolineare come l’attività antropica, che certo ha colpe notevoli sull’inquinamento, non ne abbia, però, quasi nessuna sul fenomeno del surriscaldamento. L’ecocomunismo che sempre più finisce per determinare, imponendosi, cambiamenti alla nostra vita non avrebbe altre ragioni che quelle ideologiche, perché basi scientifiche non ce ne sono. Fior di studiosi si sono in diverse occasioni schierati contro queste teorie, fatte sempre più passare per verità, ma il peso politico e massmediologico dell’International Panel on Climate Change (IPCC) è troppo forte e ha finito per zittirli e marginalizzarli

Insomma, ammettiamo pure che strategicamente sia stato molto utile non toccare questi temi per ottenere in sede europea quello che si è ottenuto, a posteriori, però, sarebbe ora di cominciare a investire molto in comunicazione per scardinare definitivamente certe credenze. È soprattutto nelle menti delle persone comuni, ormai atrofizzate e lobotomizzate, che bisogna agire e la campagna deve essere massiccia, perché – come direbbe Nanni Moretti – le parole sono importanti.

Oggi che si scaglia contro le politiche green, anche solo a parole, viene visto e additato come un pericoloso criminale, un insensibile, un inquinatore seriale senza alcuna attenzione al bene del pianeta e nessuna assunzione di responsabilità nei confronti delle generazioni future. Questo, naturalmente, non è vero, ma come ogni altra menzogna quanto più spesso viene detta quanto più finisce per sembrare verità.

Nonostante importanti Paesi, civili, sviluppati e in possesso di abbondanti energie pulite sostitutive, abbiano abbandonato questa assurda conversione “green” all’elettrico (leggasi Giappone), chi ancora professa l’assurdità di tali teorie viene demonizzato. Non essendoci più sufficienti argomenti legati all’economicità, alla praticità, alla funzionalità e alla disponibilità dell’elettrico, il “nemico” viene colpito in campo etico: si tratta di un criminale bello e buono.

In questo modo ci vengono imposti radicali mutamenti del nostro stile di vita;: lo Stato torna a essere educatore, a limitare pesantemente gli spazi di libertà, a imporre scelte e stili di vita fondandosi sulla base di menzogne conclamate e di stupidaggini sesquipedali. Ci si trova, infatti, nel campo della “scienza post normale” perché come evidenziato da Funtowicz e Ravetz: “i fatti sono incerti, i valori in discussione, gli interessi elevati e le decisioni urgenti”. Anzi, se dovessimo proprio dirla tutta ci viene fatto credere che le “decisioni siano urgenti” perché in stato di eccezionalità la politica ha buon gioco a far passare ogni tipo di nefandezza. Il lavaggio del cervello sta dando i suoi frutti e parlare o scrivere di certi argomenti sperando di essere presi seriamente è sempre più difficile.

7 Marzo 2023 by: Commenta -
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