Purché non sia un’altra jeanseria!

(27 febbraio 2023)

L’idea di “Genova capitale del Medioevo” è indubbiamente una buona idea e una buona notizia, l’importante è che non rimanga tale. Vista la statura di Giacomo Montanari, che pare averla lanciata, e di Antonio Musarra, l’amico cui si sarebbe rivolto per dare sostanza e “credibilità” al progetto, non c’è ragione di non fare sicuro affidamento sulla bontà dell’operazione.

Tuttavia, nutro qualche perplessità e sarò ben felice se i fatti dovessero darmi torto. Antonio Musarra è la voce nuova della storiografia genovese, molto bravo e preparato, sforna libri a ripetizioni ed è giustamente – nonostante la giovane età – già un punto di riferimento nazionale. Di Giacomo Montanari so meno a livello professionale (absit iniuria verbis, ma non è il mio campo), mentre ben noti sono i successi dei Rolli days. La scuola genovese degli storici dell’arte cresciuti sotto la guida di Lauro Magnani sta dando frutti importanti e anche questa è una garanzia: inutile elencare nomi e iniziative che tutti conoscono.

Ci si potrebbe, quindi, domandare il perché di quest’ampia premessa, dei distinguo, della cautela con cui accompagno la notizia.

Conosco bene la “linea culturale (mi scappa da ridere)” cui si conformano Regione e Comune con i loro rispettivi assessori: Giovanni Toti e Marco Bucci: ecco, non vorrei che l’iniziativa si spostasse troppo rapidamente ed esclusivamente nel campo del marketing territoriale e turistico, svilendone l’importantissimo cascato storico scientifico.

Se dobbiamo assistere a una nuova “Genova jeans” meglio lasciar perdere; se vorremo valutare la bontà dell’iniziativa sui risultati al botteghino, sul numero dei partecipanti e dei visitatori, sull’incremento alberghiero, vade retro; se interesserà solo “creare un evento” senza riempirlo di contenuti alti, di riflessioni serie, avremo perso una buona occasione per rivendicare con forza il ruolo anche culturale della nostra città che, appunto, nel Medioevo già aveva, eccome!

Genova 24, che – detto per inciso – parla delle molte pubblicazioni di Musarra come di scritti di “taglio divulgativo (sic!)” riporta un’intervista a Montanari che presenta almeno un passo su cui nutro parecchie perplessità e che mi fa temere una rilettura del periodo in chiave “europeista” e politicamente super “allineata”, forse per andare incontro alla facile acquisizione di prebende, sponsorizzazioni, contributi. “Sarà un evento culturale mai fatto prima, costruito totalmente ex novo, incentrato su Genova come città Capitale del Medioevo, usando un slogan che va per la maggiore, ma che individua immediatamente nella storia della nostra città l’epoca in cui la città era la porta mediana tra Mediterraneo e Europa”: eccolo lì, puntuale, il solito riferimento all’Europa, posto a casaccio e che strizza l’occhio al pensiero collettivo unico che vuole far credere ciò che non è mai stato. A forza di dirlo, però…

Il motivo principale per cui ero molto contento della notizia di Genova capitale del Medioevo era appunto quella per cui si tornavano a puntare i fari sul momento più glorioso e importante della storia cittadina. Gli eventi culturali della città sono, da troppo tempo, concentrati solo sul Cinque e Seicento, un periodo di grande floridezza per poche famiglie (anche se tutta la storia genovese è “storia di famiglie”) più attente a fare i loro interessi che non quelli della città. Montanari non vuole “glorificare” il Medioevo cittadino e chiosa dicendo: “… senza ragionare ancora su luoghi comuni o sedicenti primati”: ma la Meloria e Curzola, la Prima Crociata e Benedetto Zaccaria, Caffaro, la “crociata spagnola” non sono sedicenti primati: Genova è stata – a lungo o meno poco importa – una delle “potenze marittimo-commerciali” del Mediterraneo: è un fatto, se sia anche un primato non saprei. Se, invece, l’operazione deve essere buona (se non addirittura pensata) per fare di Genova la “porta dell’Europa” e riempire ancora la testa dei visitatori sprovveduti e acritici di parole fatue su ciò che mai è stato, allora sono preoccupato. Parlare di Medioevo non aiuta a sentirsi “europei”, grazie a Dio!

Parlare del Medioevo di allora vuole dire parlare di un’Europa che non c’era, forse nemmeno come concetto geografico (i suoi confini sono fumosissimi ancora oggi, mi pare no?), rifocalizzare la nostra attenzione sul bacino del Mediterraneo, all’interno del quale l’incontro-scontro-confronto, ricchissimo per altro di frutti succosissimi, era tra mondo greco-latino e mondo arabo, senza mai dimenticare l’apporto culturale ed economico delle comunità ebraiche sparse nei ghetti di tutte le più influenti realtà portuali mediterranee. L’Europa che “ci azzecca”? Poco o nulla. Ogni riferimento alle sue radici giudaico, greco, latine e cristiane, sempre recisamente negate, è decisamente voluto!

Non mi si dica, non sono così scemo, che una porta d’entrata è anche una porta d’uscita, lo so, non ho bisogno di spiegazioni, ma quello che contava veramente era il Mediterraneo, il brodo culturale, economico, politico cui apparteniamo e che ben poco aveva allora a che spartire con quanto è oggi Unione Europea. Casomai interessava il mondo ancora più a est, la Cina, “Cipango”, il Golfo Persico, l’India; sempre ammesso che ci si ricordi di Marco Polo.

Due ultimissimi passaggi: spero che verranno coinvolti nel progetto i molti insigni medievalisti cittadini, al di là delle scuole di appartenenza, delle diversità di vedute, delle impostazioni metodologiche: due nomi su tutti: Gabriella Airaldi e Clario Di Fabio.

Secondo, la stima che ho per Montanari (che non conosco) e Musarra mi fa sperare che avranno la forza, forza che è data loro dalla ricerca della verità, sull’altare della quale è necessario sacrificare ogni ideologia e convenienza politica, di presentare la Genova medievale per quello che è veramente stata: “Femmo torna Zena superba”!

27 Febbraio 2023 by: Commenta -
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