Maturità: sì al greco, ma si scelga bene

Greco scritto quale seconda prova dell’esame di Stato per gli studenti del Liceo Classico è una buona scelta. Quella del commissario esterno un po’ meno, ma è secondaria rispetto al segnale forte che è stato dato con la prima.

Il greco non “usciva” alla maturità classica dal lontano 2018: per un corso di studi abituato alla rigida alternanza latino/greco era francamente un po’ troppo. Certo, il Covid e il lento ritorno alla normalità hanno avuto il loro peso, ma al di là di questo il martellante vociare che si fa da tempo intorno a una “possibile” riforma del classico che potrebbe portare a un sensibile depotenziamento dello studio della lingua greca spaventa i “classicisti” veri.

Insomma, il ministro Valditara sembrerebbe aver dato qualche rassicurazione in merito alla continuità “in purezza” del Liceo Classico, allontanando sospetti e ombre, che pure hanno la forza e la costanza del moto ondoso e ritornano, e ritorneranno, fin troppo presto a farsi sentire.

Tre anni di seguito di latino scritto non avrebbero avuto molto senso e avrebbero dato un messaggio di valenza opposta: credo, quindi, che la scelta sia condivisibile e che sia, appunto, un buon punto di partenza.

Detto questo, però, è innegabile che l’individuazione della prova dovrà essere fatta in maniera estremamente oculata. È pur vero che in fase di correzione e valutazione i commissari esterni potranno “aggiustare la mira” e rintuzzare una qualche folle aristotelica scelta, leggasi 2012, ma il brano che verrà proposto ai candidati deve dare senso e non mortificare la decisione del ritorno alla prova di greco scritto.

I ragazzi che si accingono all’esame sono quelli che hanno fatto l’interno ginnasio in “regime” di Covid. Lo stesso è stato una catastrofe per tutte le scuole di ogni ordine e grado e peggio del Covid è stata solo la sua scellerata gestione, ma c’era Azzolina e non ci si poteva aspettare altro. È, però, un fatto che i ragazzi sono in enorme difficoltà in ogni prova di traduzione e che questo, normalmente, è vero in misura maggiore per il greco che non per il latino.

Imparare le asprezze iniziali del greco seguendo a distanza, copiando, senza valutazione, senza esercizio grafico, senza attenzione all’uso di spiriti e accenti, con la certezza della promozione era francamente impossibile e così è stato. Al netto di quella piccola porzione di alunni molto bravi e motivati e che, di conseguenza, hanno lavorato come se fossero in classe, c’è una pletora di alunni che il greco proprio non lo ha studiato né compreso e che nel corso del triennio non ha potuto recuperare quelle lacune, cosa che non avviene normalmente anche senza il Covid: a tradurre si impara al ginnasio, dopo non c’è più tempo!

Dicevo, dunque, che la scelta del brano da tradurre deve essere fatta con intelligenza e con prudenza: una prova troppo difficile avrebbe come unica finale conseguenza quella di certificare l’impossibilità, anche per il futuro, di proporre ancora la prova di greco (come avvenuto con il latino allo Scientifico). Credo, quindi, che la scelta dovrebbe cadere su un qualche autore che sia specchio cristallino della purezza della lingua attica, quella che si “impara” a scuola (Lisia, Isocrate, Senofonte, Platone, al limite Plutarco) e che non dovrebbe presentare astrusità sintattiche che, purtroppo, i ragazzi non sarebbero in grado di affrontare.

Adelante, Giuseppe, con juicio, per usare un’espressione manzoniana; festina lente, per passare a Svetonio. Alea iacta est, ma ora bisogna dare senso e compiutezza a una scelta coraggiosa che diversamente rischierebbe di diventare un boomerang!

4 Febbraio 2024 by: Commenta -
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